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L’EDUCAZIONE BILINGUE NELLA SCUOLA PRIMARIA

L’EDUCAZIONE BILINGUE NELLA SCUOLA PRIMARIA

di Stefania Feriti docente presso Little England Bilingual Primary School

L’EDUCAZIONE BILINGUE NELLA SCUOLA PRIMARIA

L’interesse per l’educazione bilingue è accresciuto in maniera significativa negli ultimi dieci anni: lo si può vedere tanto dal numero di pubblicazioni scientifiche sull’argomento quanto dal fatto che sempre più asili e scuole offrano programmi bilingue.  A livello generale, il termine “educazione bilingue” indica che, nel quadro educativo, l’insegnamento e l’apprendimento di alcune materie scolastiche, quali storia, geografia, scienze, educazione fisica, arte etc. o la vita scolastica quotidiana avvengono in due lingue. Tuttavia si discute ancora molto su quali siano le modalità e la percentuale delle ore di insegnamento in lingua straniera necessarie per considerare un’educazione come bilingue.

Garcìa sottolinea come nei programmi bilingui, le lingue siano usate come strumento veicolare nella trasmissione ed acquisizione di contenuti linguistici ed accademici del curricolo educativo, anziché essere mero oggetto di studio. Seguendo quindi la teoria di Vygotsky, secondo cui l’apprendimento umano avviene attraverso l’interazione sociale in un ambiente naturale, vale a dire attraverso l’uso della lingua in situazioni reali, viene posta un’enfasi maggiore sul significato che sulla forma, imitando così le tappe di apprendimento vissute nell’acquisizione della lingua materna.

Obiettivo di questo post è illustrare le potenzialità e i limiti dell’educazione bilingue e riflettere sui diversi aspetti relativi all’integrazione dei programmi bilingui nella scuola primaria.

Scopi dell’educazione bilingue

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Quando parliamo di educazione bilingue ci riferiamo al bilinguismo a livello scolastico, intendendo in questo modo che le normali materie scolastiche saranno insegnate in più di una lingua. Tuttavia non dobbiamo dimenticare quanto il fattore culturale sia una variabile importante nella scelta di promuovere o meno un’educazione che sia di stampo bilingue. Come affermava Grosjean (1982)

“La lingua non è solo uno strumento di comunicazione. È anche il simbolo di un gruppo sociale, di un’identità, l’emblema dell’appartenenza ad un gruppo e la solidarietà all’interno di esso.”

E’ in questo senso che possiamo affermare che le lingue hanno un valore percepito: possono essere ritenute più o meno attraenti in base al potere economico o al prestigio culturale ad esse attribuito da una determinata società. Dietro all’educazione bilingue troviamo così tesi, pensieri, politiche che riflettono i diversi modi di intendere l’educazione e che portano la società a spingere per un’educazione che sia bi- o monolingue. Baker elenca dieci possibili obiettivi perseguiti dall’educazione bilingue:

  1. integrare un individuo o un gruppo all’interno della società;
  2. unificare una società multilingue;
  3. rendere le persone capaci di comunicare col mondo che esiste fuori dai propri confini;
  4. fornire competenze linguistiche che siano concorrenziali sul mercato, aumentando in questo modo l’occupabilitá e promuovendo lo status sociale;
  5. preservare l’identità etnica e religiosa;
  6. riconciliare e promuovere una mediazione tra comunità diverse dal punto di vista linguistico e politico;
  7. diffondere l’uso di una lingua coloniale;
  8. rafforzare gruppi d’élite e preservare la loro posizione all’interno della società;
  9. fornire a lingue trattate in maniera diseguale, un medesimo status a livello legale;
  10. approfondire la comprensione delle diverse lingue e culture.

Come si può vedere, gli obiettivi che possono spingere alla promozione di un’educazione bilingue sono molti, diversi fra loro e dipendono dalla politica promossa da chi governa uno Stato. Non dimentichiamo che la scuola è un’istituzione sociale importante, dove tanto la cultura, quanto l’identità di gruppo vengono costruite e riprodotte. Per questo motivo, il modo in cui i sistemi di educazione statale rispondono ai requisiti di una politica linguistica è spesso un segnale di quanto il sistema educativo e, di conseguenza, lo Stato stesso, sia interessato alla risoluzione delle problematiche linguistiche poste quotidianamente dalla società contemporanea. Grosjean ci ricorda che se una società vuole preservare le identità etniche, dare un medesimo status a tutte le lingue e le culture del proprio Paese, insegnare le lingue straniere in maniera più efficace o semplicemente rendere i propri cittadini bilingui e multiculturali, allora probabilmente sarà interessata a promuovere un’educazione bilingue. In caso contrario l’educazione bilingue sarà affidata ad enti privati e resterà confinata a pochi eletti.

Valutare le motivazioni dietro alla scelta di uno Stato di promuovere o meno un’educazione bilingue può quindi essere utile per capire i diversi sistemi educativi e le politiche a lungo termine che ciascun governo si pone. Dopo aver considerato gli obiettivi che possono spingere verso una politica di promozione del bilinguismo, il passo successivo riguarda la distinzione tra i diversi modelli che devono guidare la progettazione bilingue. Anche in questo caso le scelte sono molteplici e richiedono una riflessione a più livelli.

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