
LINGUAGGIO e APPRENDIMENTO Quale relazione?
Iniziamo col definire i DSL: l’acronimo sta per “Disturbi Specifici di Linguaggio” e si riferisce ad uno sviluppo atipico del linguaggio in soggetti integri dal punto di vista sensoriale, neurologico, cognitivo e relazionale.
Ciò significa che i bambini che presentano questi disturbi sono intelligenti ma il loro linguaggio non è adeguato rispetto all’età cronologica e al livello di sviluppo globale. Tali alterazioni possono coinvolgere diverse componenti del sistema linguistico, in comprensione o in produzione: il livello fonetico-fonologico,quello semantico-lessicale e quello morfo-sintattico. Il primo riguarda l’articolazione dei suoni, il secondo la capacità di categorizzazione e l’ampiezza del vocabolario e il terzo la costruzione della frase.
Bene, e ora passiamo ai DSA, ovvero i “Disturbi Specifici di Apprendimento”. Questi ultimi coinvolgono le abilità di base di lettura, scrittura e calcolo e si distinguono in Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia.
Ma perché parlarne? Perché i Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL) e quelli dell’Apprendimento (DSA) sono problematiche molto frequenti: si parla rispettivamente di un 7,5% circa per i primi e di un 3,1% circa per i secondi.
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E perché parlarne nello stesso articolo? Perché molti studi ormai rilevano significative percentuali di correlazione tra i due disturbi, tanto da poter arrivare ad affermare che i disturbi evolutivi del linguaggio costituiscono i predittori più affidabili dei DSA: circa la metà dei bambini con DSL presentano infatti un DSA nel corso della loro carriera scolastica. La probabilità aumenta se persistono difficoltà fonologiche ai 4 anni d’età e ancor più se il disturbo è ancora in atto in età scolastica.
A cosa è dovuto questo continuum? Tra le ipotesi eziologiche più accreditate vi è quella che riconduce entrambi questi disordini a deficit di specifici domini della memoria, fonologica e procedurale.
Si può quindi dedurre l’importanza di un’identificazione e di una presa in carico precoce delle alterazioni dello sviluppo linguistico, anche allo scopo di prevenire altri disturbi correlati, quali ad esempio ricadute in ambito relazionale o comportamentale. Ma se non è sufficiente, è stato dimostrato come una riabilitazione tempestiva di tali atipie possa ridurre costi e tempi di risoluzione.
Infatti i bambini trattati precocemente raggiungono risultati in modo più rapido e si mostrano predisposti al miglioramento per tempi più lunghi, mentre quando la presa in carico è più tardiva i cambiamenti si ottengono solo per un periodo più limitato di tempo, risultando meno sensibili al trattamento successivamente.
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E in tutto questo, cosa può fare la scuola? Può adottare programmi di prevenzione per parlatori tardivi e DSL già a partire dall’asilo nido e dai primi anni della scuola dell’infanzia; svolgere programmi di identificazione e stimolazione di soggetti a rischio di sviluppare un DSA, soprattutto in casi in cui le difficoltà linguistiche siano ancora presenti nell’ultimo anno della scuola d’infanzia e nel primo biennio della scuola primaria; consigliare una valutazione logopedica tempestiva in caso di problematiche linguistiche o relative ai prerequisiti scolastici.
Articolo scritto dalla dott.ssa Amalia Ascione
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aliko
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