Guest post di Daniele (Babboonline)
Qualche settimana fa, per molti giorni, mia figlia aveva manifestato una certa insofferenza per andare all’asilo. Accadeva che già la sera, scoppiando in crisi di pianto, ci dicesse apertamente di non voler andare all’asilo la mattina successiva. Questo comportamento ci aveva colti di sorpresa considerando che aveva sempre dimostrato un certo entusiasmo. Inoltre, motivava questa sua richiesta dicendo di voler stare a casa insieme a noi.
Cercando, non senza fatica, di mettere da parte i normali sensi di colpa dei genitori che lavorano, abbiamo provato a indagare i motivi di questo suo malessere. Abbiamo deciso di partire dalla constatazione di questo suo disagio, che per nostra figlia era reale, dandogli il giusto peso, senza minimizzare con frasi del tipo “Noi dobbiamo andare a lavoro, quindi tu devi andare all’asilo” o “All’asilo ci vanno tutti i bambini, non fare tante storie”.
Sono convinto che i problemi di un bambino piccolo non siano piccoli problemi. Per lui si tratta dei problemi della sua vita e, quindi, sono della massima importanza.
Non è facile farsi raccontare la giornata da un bambino per capire quali possano essere i motivi di ansie e preoccupazioni. Di solito le domande hanno l’effetto di produrre silenzio anziché risposte. Così abbiamo cercato di cogliere al volo i momenti nei quali dimostrava particolare voglia di raccontarci quello che le succedeva nel corso della giornata e raccontarsi attraverso le emozioni vissute. Di solito avveniva la sera prima di andare a letto. Un momento particolare, che determina comunque un distacco imminente determinato dal sonno.
Visto che la problematica riguardava l’asilo, dopo alcuni giorni, abbiamo ritenuto opportuno parlarne con le maestre per condividere con loro quello che accadeva a casa. Famiglia e asilo rappresentano le due principali realtà per un bambino piccolo ed è fondamentale un confronto aperto tra le persone coinvolte. Dal quotidiano dell’asilo non emergevano particolari segnali che potessero essere interpretati alla luce di quanto succedeva con noi. Le maestre ci avevano, comunque, assicurato che avrebbero monitorato la situazione con particolare attenzione.
Da qualche chiacchierate serale era emerso solo qualche screzio in più tra amichetti che aveva generato un po’ di nervosismo. La questione, quindi, doveva essere gestita, e risolta, principalmente da noi a casa.
Il principale nostro obiettivo è stato quello di cercare di rassicurarla sul nostro essere con lei. Alcune volte basta poco. Può essere sufficiente prendere un pomeriggio libero dal lavoro, da passare insieme. Oppure farle una sorpresa facendole trovare all’uscita dall’asilo sia il suo babbo che la sua mamma, e non solo uno dei due, per andare a prendere un gelato.
Ma poi la sera, quando ormai fuori è buio e si sta per andare a dormire, di fronte alle lacrime di una bambina bisogna fare ricorso a tutta la fantasia e a tutta la poesia che merita il suo amore per cercare di spiegarle che il suo babbo e la sua mamma le sono sempre vicini, anche quando lei è all’asilo e può accadere che arrivi un po’ di malinconia perché li vorrebbe con lei.
Visto che ultimamente capita che quando siamo distanti e non possiamo parlarci direttamente, ad esempio durante una festa o al corso di ginnastica, per dirci che va tutto bene ci facciamo un sorriso e ci mandiamo un bacio con la mano, io ci ho provato così:
Pensa a quando ti mando un bacio con la mano.
Non lo senti sulla guancia, ma c’è. E’ andato nel tuo cuore.
Quando non saremo insieme, io sarò come quel bacio dato da lontano.
Con te, dentro al tuo cuore.

Il guest post è stato scritto da Daniele che ho conosciuto ed apprezzato per gli articoli che pubblica sul suo blog.