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Gli integratori di vitamina D in gravidanza

Gli integratori di vitamina D in gravidanza

Gli integratori di vitamina D possono offrire un aiuto prezioso per l’assorbimento di calcio: ma quando è necessario assumerli in gravidanza? Ne abbiamo parlato con il team di Biomedic.

Qual è il ruolo della vitamina D per l’organismo di una donna in dolce attesa?

Essa è fondamentale sia per il benessere della futura mamma che per quello del feto, dal momento che contribuisce alla formazione dello scheletro del nascituro, oltre ad avere proprietà immunomodulanti e antinfiammatorie. Nella pelle la vitamina D viene sintetizzata di norma per effetto dei raggi del sole, anche se la si può assumere – seppure in piccola parte – anche mediante ciò che si mangia. Nel corso di una gravidanza, ovviamente, occorre prestare attenzione al rischio di una potenziale carenza da cui potrebbero derivare pericoli anche gravi, come il peso ridotto alla nascita per il feto e, per la donna, preeclampsia, ipertensione o diabete gestazionale.

Quindi è consigliabile il ricorso a un integratore di vitamina D?

Non è detto che sia sempre così. Prima di procedere in questo senso è sufficiente sottoporsi a degli esami del sangue per verificare se sia necessario o meno un integratore, che è consigliato quando viene riscontrato un valore di meno di 20 microgrammi per millilitro. Ci sono alcune donne che sono a rischio di carenza di vitamina D, come per esempio quelle obese e quelle che si espongono poco al sole; lo stesso discorso vale per chi segue un regime alimentare vegano o vegetariano, che non garantisce un apporto sufficiente di vitamina D, e per le donne che hanno una pigmentazione cutanea notevole, come quelle di origini meridionali, le caraibiche, le africane e quelle del Sud-Est asiatico.

In questi casi, allora, serve un integratore.

Sì, a livello internazionale c’è unanimità nel consigliare la supplementazione di vitamina D. Per ciò che concerne le dosi le indicazioni variano: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono sufficienti 200 Ul al giorno, mentre per la società tedesca di nutrizione si sale a 800 e per il Royal College of Obstetrician and Gynaeocologists inglese si arriva addirittura a 1000. Non esistono indicazioni univoche neppure per quelle donne che non presentano specifici fattori di rischio in relazione alla carenza di vitamina D. Per esempio per l’Agenzia Italiana del Farmaco, per il Ministero della Salute e per l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è necessario che tutte le donne in gravidanza assumano un integratore, mentre ci sono società scientifiche come il Consensus italiano e l’RCOG inglese che spingono in tal senso.

Come si deve comportare, insomma, una futura mamma?

Va detto che per molte donne incinte è probabile che vi sia già una integrazione di vitamina D, anche se inconsapevole, visto che non di rado in gravidanza si adoperano degli integratori multivitaminici. Vi sono produttori, infatti, che combinano l’acido folico – la cui integrazione è sempre consigliata – con la vitamina D e il ferro. Come sempre, il consiglio più importante che si può dare è quello di rivolgersi al proprio medico e parlarne con lui, anche per avere le idee chiare a proposito del rischio personale. Ma sempre senza preoccuparsi più del dovuto.

Qual è l’approccio di Biomedic nei confronti delle pazienti?

Per le donne in gravidanza, ma anche per tutti gli altri pazienti, privilegiamo l’impiego dei rimedi naturali nei casi in cui sia possibile il conseguimento di risultati sicuri e non vi siano pericoli per la salute del singolo. Questo non vuol dire, ovviamente, che le terapie mediche tradizionali vengano escluse a priori. In ogni caso anche nel settore della medicina naturale il nostro centro si basa su protocolli collaudati e si affida a metodiche che sono state sottoposte a controlli accurati.

Immagine in evidenza fonte Optimamente

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